"Su una vecchia bicicletta viola, Dzhanar è partito dal suo villaggio, Urus Martan, a pochi chilometri dalla capitale cecena Grozny. E ha pedalato per quasi dodicimila chilometri, in dieci settimane, facendo un giro tortuoso e ripensando l'itinerario ogni volta che veniva respinto a un confine perché gli mancavano i visti necessari. “In Iraq ho discusso con le truppe statunitensi, non volevano farmi passare e mi hanno buttato la bici per terra”. Poteva andargli peggio, se si pensa che per andare alla Mecca ha attraversato alcuni dei luoghi più pericolosi al mondo. Sulla bici ha attaccato un cartello verde, colore dell'Islam, con le tappe del suo viaggio: “Urus Matan - Grozny - Khasavyurt - Makhachkala - Baku - Teheran - Baghdad - Damasco - Mecca - Medina - Gerusalemme – Urus Matan”. E ha coronato il suo sogno.
Una folla di parenti ha salutato il ritorno a Urus Martan del coraggioso ciclista. Ora può aggiungere al suo nome “haji”, appellativo di cui possono fregiarsi solo coloro che hanno compiuto il pellegrinaggio alla Mecca. E' felice ed esausto. “E' stato un viaggio davvero duro. Non permetterei a nessuno di rifarlo”, ha detto agli amici, appoggiando in giardino la bicicletta impolverata."
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