Tra i pochi professori della Luiss che ho stimato c'è Dario Antiseri: a lui devo il poco che so di filosofia del 900 e un insegnamento approfondito su Popper (ci fece leggere tutta la Società Aperta e i suoi Nemici) appena prima che diventasse di moda e venisse riecheggiato in articoletti sparsi e stringati greatest hits da citare a sproposito.
L'ho trovato spesso su posizioni diverse dalle mie (buoni scuola, referentum) ma sempre con una onestà intellettuale eccezionale.
E un piacere segnalare questo suo articolo del 18 ottobre sul Foglio, soprattutto le sue conclusioni
"Per un cristiano solo Dio è assoluto, per cui tutto ciò che è umano non può essere che storico, contestabile, non assoluto, relativo. Il cristiano, pena la sua metamorfosi in idolatra, può predicare l’assolutezza di qualche cosa umana, compresi lo Stato e magari proposte etiche presunte razionali? Certo, aveva ragione Thomas S. Eliot ad affermare che “se il cristianesimo se ne va, se ne va tutta la nostra cultura”. Ma il messaggio cristiano, per chi crede, non è frutto di cultura, non può essere ridotto a umana cultura né trasformato in instrumentum regni. "
PS oltre che per Pera e Ferrara, vale anche quelli che Cristo è il maestro della rivoluzione
martedì, novembre 08, 2005
il Professor Antiseri
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3 commenti:
Lanciandomi in un immodesto commento, dico che sembra condivisibile quello che scrive Antiseri, ma tuttavia credo che non centri il cuore del problema.
Dubito fortemente che BeneRatzi intendesse sostenere il valore assoluto di una "istituzione" (Chiesa o Stato che siano).
Quello che invece sottolinea è la certezza nell'esistenza di "verità ultime" che non si possono negare senza danneggiare l'Uomo.
E invece nel mondo contemporaneo siamo sempre più tentati dalla teoria "nicciana" (per dirla alla romana) per cui "non esistono fatti (o verità) ma solo interpretazioni".
Non siamo forse tutti sottilmente convinti di quest'ultima affermazione?
Ma se è così, stiamo negando la possibilità di una verità oggettiva, che è ciò a cui (credo) si opponga Ratzi.
vado, glielo chiedo, e torno...
non era un articolo contro il sempre delizioso Benoit XVI, ma contro l'uso "politico" a la Pera del cattolicesimo, basato proprio sull'esistenza di verità ultime ma della necessità metodica del dubbio (che non è nichilista); torno in una riunione ma appena posso ti rispondo più articolatamente
Magister, ti segnalo uno scambio filosofico in materia, su "relativismo buono/ relativismo cattivo".
http://www.pensarecristiano.org/index.php?option=content&task=view&id=66&Itemid=52
Ti anticipo le conclusioni di Buttiglione, perchè mi sembrano incomprensibili:
il relativismo è accettabile quando è un riconoscimento dell'inesistenza di una legge meccanicistica che "governi" l'Uomo. Tuttavia con assolutismo bisogna intendere il necessario radicamento in una tradizione per poter entrare nella realtà.
Sul fatto che esistano "infinite" tradizioni, però, sorvola.
MAH!
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