lunedì, aprile 04, 2005

La crisi di crescita: la sfida del commercio equo e solidal

Lorenzo Guadagnucci

La crisi di crescita: la sfida del commercio equo e solidale

Edizioni Feltrinelli

15 anni fa a Roma c'erano 2 botteghe del commercio equo in collocazioni a dir poco “sfigate”. Di commercio equo e solidale (traduzione italica del più semplice termine “fair trade”) si parlava solo tra “impegnati”. Il caffè del Nicaragua non soddisfaceva le zie di Napoli, (adesso il caffè Uciri vince gli Oscar Qualità delle associazioni dei consumatori).

Nella nostra Parrocchia i prodotti del commercio equo entrarono in un angolo di una Vendita Missionaria. Chi comprava lo faceva essenzialmente “a fin di bene“ guardando con una certa diffidenza le confezioni di spezie e cioccolata dal packaging “incerto”

Oggi ci sono ca. 20 botteghe a Roma (uno ce l'abbiamo praticamente sotto casa), molti prodotti di commercio equo sono presenti sugli scaffali dei supermercati, alcune catene impongono la cerificazione di rispetto dei diritti dei lavoratori (SA80000) ai loro fornitori, nelle scuole elementari di Roma si consumano merendine e banane del commercio equo; il nostro banchetto è diventato un appuntamento mensile per il quartiere.

La galassia delle botteghe ha creato presenza commerciale ma anche animazione culturale e sociale, costringendo a coniugare quotidianamente slanci ideali e dialogo interculturale con la necessità di quadrare i conti a fine mese.

In tutto questo tempo un numero sempre crescente di produttori (e di loro famiglie) ha beneficiato di condizioni di lavoro migliori, di un “premium price” da investire per migliorare produzione, condizioni di vita ed educazione.

L’etico “tira”; anche grandi multinazionali sono costrette a migliorare le condizioni dei lavoratori e delle coltivazioni perchè i loro prodotti passino il vaglio di consumatori più attenti.

Adesso la sfida è la crescita sostenibile, la contaminazione con il mondo profit (grande distribuzione, produttori “industriali”) mantenendo lo spirito originario e la capacità di costruire relazioni Nord/Sud“fair” (eque, corrette, stabili, oneste)

“La crisi di crescita: la sfida del commercio equo e solidale” è un libro indicato per capire meglio come si è arrivati qui, cosa c’è sotto, dove si vuole andare. In maniera intelligente, lega lo sviluppo del comercio equo ai cambiamenti degli ultimi 10 anni (sviluppo e critica della globalizzazione, cambiamento delle richieste dei consumatori, attenzione al Terzo Mondo)

Ha il grande pregio di essere scritto senza fronzoli ed esagerazioni, in maniera onesta ed evidenziando anche i punti di contrasto e di dibattito “acceso”.

Tra questi

come soddisfare le esigenze di prezzo mantenendo i criteri di rispetto dei produttori,

come conciliare attività e aspettative del volontariato ed esigenza di capacità e approcci “professionali”

come gestire colloquio tra botteghe, centrali di importazione e rappresentanti dei produttori, sempre più presenti con le loro esigenze molto concrete

Un “simbolo” di questa difficoltà è stato il dibattito sulla distribuzione dei prodotti del commercio equo nelle catene di supermercati: da un lato il rischio di tradire la purezza originaria entrando negli inferi della grande distribuzione, dall'altro la necessità di superare una soglia critica di volumi e garantire un migliore sbocco ai prodotti e una vita dignitosa ai produttori delle cooperative.

Dove si va adesso? un patrimonio enorme di solidarietà, di scambi, di esempi positivi, di credibilità è stato costruito: come e cosa si svilupperà su di esso lo decideranno le centinaia di migliaia di produttori, importatori, “botteghe del mondo”, volontari e consumatori che del commercio equo e solidale sono l'anima.

In chiusura, una frase di Alex Zanotelli cirata nel testo “Dobbiamo stare attenti a valutare se ciò che facciamo è veramente alternativo. Perchè questo sviluppo capitalista è talmente bravo che ci assorebe tutti. L’alternatività deve essere qualcosa di profondamente organico, vitale e capace di autoriprodursi”

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