venerdì, settembre 09, 2005

Povere scuole private (da una lettera al Foglio di Bruno Calchera)

Al direttore - Con la recente immissione in ruolo di molti insegnanti, le scuole paritarie vivono un profondo disagio. Hanno dovuto adeguarsi nel tempo alla legge di riforma per offrire la qualità di studio e di regolamentazione didattica, ma una cosa non possono garantire: il posto fisso a vita per gli insegnanti. Così, senza aiuti dallo Stato, senza una possibile competitività sono obbligati ad attrezzarsi a vivere in condizioni di emarginazione culturale a vantaggio della scuola statale. In questi giorni escono da queste scuole centinaia/migliaia di professori (i migliori evidentemente) che – e dagli torto – preferiscono il posto sicuro a quello incerto (quello che arriva dal cosiddetto mercato) delle scuole paritarie (ex private). Il ministro Letizia Moratti, rivelando un coté statalista che non le facevamo, sta così strangolando le scuole paritarie, portando via loro quegli insegnanti che proprio nelle ex scuole private si sono fatti le ossa. Nelle scuole paritarie molti insegnanti hanno dato carattere e risultati di eccellenza, potendo esprimere la didattica, spesso, con più libertà. Oggi sono ricattati dal loro stesso bisogno e le scuole in cui insegnavano fino a ieri si sentono truffate. ...segue sulla rubrica lettere del foglio

Traduzione: abbiamo campato ricattando docenti bravi ma senza alternative senza dargli alcuna sicurezza contrattuale, pretendendo spesso di controllarne vita privata, opinioni espresse, assumendo su segnalazione di vescovi abati e badesse. Abbiamo portato in marcia dal papa ogni anno i nostri alunni (senza che nessuno gridasse alla sfilata dei balilla). Appena possono gli insegnanti ci mandano a cagare.
Vogliamo soldi dallo stato.
Viva il liberalismo anti statalista

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